Quando l’ispirazione tarda ad arrivare bisogna cercarla come fanno i grandi artisti

Ogni lavoro creativo, che sia un quadro, una scultura, un progetto, prima di prendere forma e vita ha bisogno di una fonte di ispirazione da cui attingere. Questo principio vale tanto per i comuni mortali, quanto per i più grandi artisti.
E se pensi che l’ispirazione sia una manna che arrivi dal cielo mentre sei rannicchiato sul tuo banco di lavoro, ti sbagli di grosso.

Da che parte arriva la giusta ispirazione?

Le migliori fonti di ispirazione arrivano sempre dall’esterno. E per esterno intendo dire fuori da te stesso, fuori dalle tue conoscenze e fuori dalle tue convinzioni. In questo post ti porterò l’esempio di tre artisti che hanno dato vita ad opere d’arte importantissime guardando al di fuori di sé stessi. Ma prima voglio darti un’altra piccola indicazione.

Il sinonimo di ispirazione è…

Come ho scritto nella mia pagina dedicata all’Editing, tendo ad essere molto attento alla scrittura e rovistando tra i sinonimi della parola “ispirazione” ho trovato il termine “suggerimento”.
Mi sembra del tutto legittimo. Se ci pensi, “ispirare” qualcosa, significa anche suggerire, consigliare una strada (creativa) da seguire.
In effetti quando cerchi un’ispirazione, lo fai perché hai bisogno di un input che ti faccia imboccare il giusto percorso.
La stessa cosa che hanno fatto gli artisti di cui sto per parlarti.

Ispirarsi ad un’opera d’arte già famosa

Partiamo da un’opera molto antica: Augusto di Prima Porta (8 a.C.). Lo scultore (anonimo) che ha realizzato questa statua doveva soddisfare due esigenze.
La prima esigenza era quella di materializzare una scultura dai toni propagandistici che celebrasse la grandezza di Augusto come imperatore di tutto il mondo (conosciuto).
La seconda esigenza era quella di realizzare un’opera perfetta, bella da vedere, che non risentisse di quei toni propagandistici di cui sopra.
In questo caso, lo scultore ha colto l’input di una statua ancora più antica, realizzata ben quattrocento anni prima: Il Doriforo dello scultore Policleto (450 a.C.), in quell’epoca considerata come la scultura perfetta.

A sinistra, la scultura dell’“Augusto di Prima Porta” di scultore anonimo.
A destra, la scultura del “Doriforo” di Policleto.
Fonte delle immagini Wikipedia.

Come si vede dalle immagini, lo scultore dell’Augusto di Prima Porta ne ha ripreso la postura, le proporzioni e il fisico atletico: tutti elementi che servono ad esaltare la figura di un condottiero. Poi ha apportato delle modifiche: ha vestito Augusto con un’armatura che da una parte copre le nudità e dall’altra esalta la muscolatura del torace.
In questo caso, l’ispirazione è stata giusta, poiché lo scultore ha rispettato le esigenze che l’opera richiedeva, creando una scultura immortale.

Ispirarsi ad una tecnica d’arte

Paul Gauguin è stato un pittore post-impressionista che si è divertito molto a sperimentare con il colore. Lui amava dipingere le sue tele con ampie campiture di colore, delimitate da una spessa linea di contorno, eliminando i chiaroscuri e i mezzitoni. Se osservi il suo dipinto Il Cristo giallo noterai che i colori sono molto vivaci, anzi sembrano addirittura luminosi. Questo effetto ottico non è per nulla casuale. Per realizzare i suoi dipinti Gauguin si è ispirato alla tecnica medievale del cloisonnisme usata per decorare le vetrate delle chiese.

A sinistra, il “Cristo giallo” di Paul Gauguin.
A destra, un particolare delle vetrate del Duomo di Milano.
Fonte delle immagini Wikipedia.

Cloisonnisme infatti  significa “contenimento” e indica quel bordino nero che fa da contorno ai vetri colorati aumentandone i contrasti e la luminosità. Un escamotage che Gauguin trasporta nei suoi quadri i quali sembrano brillare di luce propria.

Ispirarsi al luogo in cui si realizza l’opera

Hai mai sentito parlare di Frank O. Gehry? Più che un architetto, di lui si può dire che sia un autentico genio che si diverte a giocare con i materiali di costruzione come fossero Lego, sfidando le leggi della fisica. Le sue realizzazioni sembrano uscite da un libro fantasy. Suo infatti, è il progetto del Guggenheim Museum di Bilbao, un edificio completamente diverso dal modo in cui siamo abituati a pensare il canonico museo.

Frank O. Gehry, Guggenheim Museum  di Bilbao.
Fonte dell’immagine Wikipedia.

A chi e a cosa si è ispirato Ghery per la realizzazione di un edificio che sembra sia stato modellato con le mani?
Per la realizzazione del suo progetto Ghery ha fatto un’operazione molto semplice: si è ispirato al territorio e all’economia di Bilbao; vale a dire una città che sorge e si fonda prevalentemente sull’elemento acqua. La forma del museo infatti ha una base allungata che ricorda lo scafo di una nave: un chiaro riferimento alla connotazione portuale della capitale. Inoltre il colore argentato del rivestimento metallico, con tutte le sue iridescenze, da una parte richiama la lavorazione dell’acciaio per cui Bilbao si distingue e dall’altra ricorda le squame dei pesci che ancora una volta sono un richiamo alle caratteristiche di una città di mare.

Andar fuori

Dai tre esempi che ti ho fornito, avrai capito che questi artisti hanno raggiunto un grande risultato guardando fuori da loro stessi.

E lo stesso vale anche per te: è più probabile che la giusta ispirazione arrivi leggendo dei libri, facendo una passeggiata, andando in un museo o compiendo qualsiasi azione, anche fisica, che ti faccia uscire fuori dalla tua dimensione perché se te ne stai seduto (soprattutto mentalmente) nella tua scrivania, guardi le cose da un unico punto di vista, il tuo e rischi di limitare la tua visione. L’ispirazione insomma va intesa come un input e te la devi andare a cercare come hanno fatto i tre artisti e tanti altri come loro, i quali per creare delle opere d’arte che lasciassero il segno, hanno guardato al di fuori di sé stessi e delle loro capacità.
Ora vai in cerca anche tu della giusta ispirazione.
Buon lavoro!

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