Riscoprire Friedrich, leggendo Frankenstein

Il romanzo di Frankenstein, scritto da Mary Shelley, appartiene a quei libri che tanto tempo fa ho messo nella lista del “to read” e che solo da pochi giorni ho letto (quasi) tutto d’un fiato. Prima di leggerlo la mia conoscenza della storia si limitava a due film: la pellicola del regista Whale, datata 1931 (che da piccolo vedevo sul VHS almeno quattro volte al giorno) e l’altra spassosa pellicola di Mel Brooks, Frankenstein Junior.
Leggere il libro è stata una vera  scoperta. Il testo si apre con le lettere che l’esploratore Robert Walton (apparentemente estraneo alla storia) invia a sua sorella. Robert ha un obiettivo ambizioso: raggiungere il posto dove si trova la “prodigiosa forza in grado di attrarre l’ago della bussola” e conquistare il passaggio a nord ovest, ai bordi del Polo Nord in cui si baciano l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico. Durante il suo pericoloso viaggio, Walton dall’alto del suo vascello, incagliato nel ghiaccio, incontra il dottor Frankenstein, a bordo di una slitta che galleggia alla deriva su una lastra di ghiaccio.

“Il mare di ghiaccio” (in tedesco Das Eismeer), di Caspar David Friedrich.
Fonte, Wikipedia.

La descrizione della scena mi ha portato alla mente il quadro Mare di ghiaccio del pittore Friedrich. La cosa che mi ha sempre impressionato di questo dipinto è il trionfo degli eventi naturali sull’uomo, tant’è che l’intera scena è dominata dal ghiaccio in tutte le sue forme, fino a diventare una sorta di cattedrale nel punto centrale. Se poi fai scivolare l’occhio verso destra, scorgerai (aguzzando bene la vista) una nave naufragata a causa delle avverse condizioni climatiche. Mentre leggevo il libro, il quadro di Friedrich non si scollava più dalla mente, tanto collimava quell’immagine con il racconto di Mary Shelley. Certo ci sono delle differenze.
Nel quadro di Friedrich (tra l’altro ispirato a un vero naufragio) le cose non vanno per il verso giusto. Del resto Friedrich era un pittore romantico fino al midollo con un passato tragico in cui suo fratello annegò in un lago ghiacciato: difficile aspettarsi un finale diverso nel suo quadro. Mentre nel romanzo di Mary Shelley, beh… se non hai letto ancora Frankenstein evito gli spoiler e ti invito a farlo, tanto, ora di tempo ce n’è!

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