Santa Maria della Steccata a Parma: storia di un edificio antico, rinascimentale… eppure barocco!

Dopo la pubblicazione del post sulle tumultuose vicende di Parmigianino coinvolto negli affreschi della Basilica della Steccata, ho deciso scavare un po’ più a fondo nella storia di questa chiesa, che mi ha stregato. E ho scoperto delle cose davvero interessanti che non vedo l’ora di raccontarti in queste righe!

Lo stile, anzi gli stili!

“Santa Maria della Steccata a Parma – Da chiesa “civica” a basilica magistrale dell’Ordine Costantiniano” a cura di Bruno Adorni, edito da SKIRA, è il testo che consulto per i miei approfondimenti.

Devi sapere infatti che questa chiesa è considerata come tra i migliori esempi di edificio rinascimentale che, allo stesso tempo, presenta un gusto barocco di alto livello… possibile?
Ebbene sì!
Vero è che i due stili [spesso] sono in conflitto tra loro e dato che cronologicamente il Rinascimento precede il Barocco, il secondo stile fagocita il primo durante le fasi di restyling, nel Seicento.
La Steccata però è l’eccezione che conferma la regola, (almeno in parte) dove c’è una buona convivenza e dove i diversi stili dialogano tra loro.
Ti anticipo che in questo racconto mi concentrerò esclusivamente sulla visione esterna della chiesa, altrimenti il post non finisce più!
E il racconto parte dalla domanda che mi sono posto (e penso l’abbia fatto anche tu) quando ho appreso il nome di questa chiesa…

«Perché la Basilica di Santa Maria della Steccata si chiama così?»

Perché nel medioevo quella chiesa, in realtà era un oratorio posto nel centro geometrico della città di Parma e custodiva un’immagine di San Giovanni considerata miracolosa.
Per contenere la grande quantità di fedeli che, numerosi, accorrevano da ogni parte della regione in attesa di una grazia, si decise di costruire uno steccato che regolasse il flusso di visite.

Dipinto della Vergine Maria allattante. Fonte, diocesi.parma.it

Verso la fine del Trecento [si ipotizza], all’immagine di San Giovanni fu accostata quella di Maria che allatta Gesù bambino. Il nuovo affresco a cui furono attribuiti numerosi miracoli, surclassò il primo e diede il nome all’edificio che tutti chiamavano Santa Maria della Steccata. Inoltre, all’immagine fu attribuito il miracolo per cui Parma uscì vittoriosa dalla guerra contro i francesi nel primo ventennio del Cinquecento.
E proprio a seguito di questo prodigio, in pieno Rinascimento si decise di ampliare l’oratorio.

Un oratorio molto particolare

Veduta Esterna di Santa Maria della Steccata, lato sud. Fonte diocesi.parma.it

La particolarità della Steccata è stata quella di nascere come edificio civico. L’oratorio infatti non era di proprietà della Chiesa, bensì del comune di Parma a cui i cittadini erano legati da un sentimento tanto religioso quanto patriottico; motivo per cui quando si decise di ampliarlo, i fondi arrivarono non solo dagli aristocratici che donavano oro e monili, ma anche dai braccianti che offrivano stoffe e candele.

E questo spiega la Croce Greca

Se tu potessi guardare la chiesa della Steccata dall’alto, ti accorgeresti che ha un disegno a croce con tutti i bracci equidistanti (tranne il lato est, dove il quarto nicchione è stato allungato) e la cupola al centro. Ma, dato che non sei in grado di volare (a meno che tu non abbia qualche super potere!), ci facciamo aiutare dagli screen-shot che ho fatto su Google Map.

Basilica della Steccata vista dall’Alto, con lo screen-shot di Google Map. Si vede chiaramente la forma della pianta a croce greca. Il prolungamento a est è stato realizzato due secoli dopo, mentre prima c’era il quarto nicchione, poi demolito (che ho disegnato con una sagoma blu).

Questo schema si chiama appunto Croce Greca particolarmente usato nel Rinascimento soprattutto per gli edifici di culto a uso civico, distinguendoli così dalle antiche basiliche (di proprietà della Chiesa) a Croce Latina che presentano una pianta a forma di croce allungata, identica a quella usata per crocifiggere di Gesù.

Screen-shot dall’alto, tratta da Google Map, del Duomo di Parma la cui pianta si estende seguendo la forma della croce latina.


Sulla base di questa pianta a croce greca venne eretto l’edificio a impianto rinascimentale, sobrio e comunque monumentale, con i mattoni a vista e forme geometriche lineari: tutti elementi tipici dell’architettura rinascimentale. Inoltre, sulla paternità della progettazione si ipotizzano almeno tre nomi: Bramante, Sangallo, o Leonardo da Vinci!

Poi ci fu la svolta…

A metà del Cinquecento, nacque il Ducato di Parma e Piacenza e la città perse il suo status di comune. Titolari del ducato erano i membri della famiglia Farnese, i quali capirono che il controllo di Parma passava in primis dall’oratorio della Steccata e fecero in modo di gestire le funzioni religiose. Pian piano, nel corso di un paio di secoli, attraverso donazioni e lavori di abbellimento a loro intestati, i Farnese dirottarono la direzione della Steccata sull’antico e potentissimo Ordine costantiniano di San Giorgio guidato proprio (guarda un po’!) da loro, sottraendola una volta per tutte alla città.
Così, nel 1718 la Steccata cambiò il suo status da oratorio a Basilica.
E quando un edificio cambia il suo centro politico, cambia anche la sua fisionomia strutturale.

Il Barocco visto da fuori

Aggiunte barocche di statue e volute. Immagine tratta dal libro “Santa Maria della Steccata a Parma”.

Gli interventi fatti all’esterno sembrano piccoli eppure sono sostanziali.
Tutte le statue che vedi, insieme ai festoni che coronano le mezze cupole dei nicchioni e le volute attorcigliate ai lati delle quattro torri sono aggiunte tipicamente barocche; come anche la balaustra che nasconde i tetti a spiovente, alla base della cupola.
Ma l’operazione che segna il cambio di stagione artistica di quel fatidico 1718 si trova nella zona est della chiesa (la parte allungata della croce, ricordi?). Al posto del nicchione semicircolare è stato ricavato lo spazio per costruire il Coro dei Cavalieri [dell’ordine costantiniano di San Giorgio], cioè il luogo destinato ad accogliere i prelati dietro l’altare.

Le fasce orizzontali che si piegano e assecondano la forma della finestra. Immagine tratta del libro “Santa Maria della Steccata a Parma”.

Passeggiando da fuori noterai un semplice prolungamento verso gli edifici (destinati al clero), che conserva apparentemente la medesima fattura rinascimentale.
In realtà ci sono dei dettagli che tradiscono la quiete delle linee rinascimentali: quelle finestre definite mistilinee, cioè composte da linee voluttuose.
Osservando [molto] attentamente, noterai che le fasce orizzontali degli architravi a un certo punto si deformano: perdono la loro linearità, assecondano la morbidezza delle finestre, come se fossero piegate dalla forza intrinseca dell’edificio, per poi tornare orizzontali.
Quella che vedi è la magia dell’arte Barocca, con la quale i suoi architetti sanno convertire la staticità in movimento della materia, al punto da piegare la pietra. Questi segnali barocchi ci dicono che strutture come quella della Basilica della Steccata sono vive e che la materia ha un’anima che freme, si agita, spinge con forza sui suoi elementi e ci suggerisce che dentro sta succedendo qualcosa che magari ti racconterò prossimamente. Per ora mi fermo qui altrimenti finisce internet!

Post Scriptum

Tra gli interventi barocchi, ci fu anche quello (dove ci sono andati giù pesante) di intonacare tutta la muratura esterna, nascondendo i mattoni a vista: intonaco che fu rimosso durante il restauro di inizio Novecento, restituendoci così l’essenza rinascimentale dell’edificio.

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