Il Palazzo della Pilotta a Parma: da cavalcavia a scrigno di racconti d’arte

Il Palazzo della Pilotta è stato il primo degli edifici che mi ha fatto conoscere Parma, in senso virtuale.
Cioè, prima di trasferirmi fisicamente a Parma, feci una serie di ricerche sulla storia e i monumenti della città, per avere un’idea di dove sarei approdato.
Ricordo che Google mise il Palazzo della Pilotta in cima ai risultati della ricerca: cliccando su Wikipedia, appresi che il nome Pilotta deriva dal gioco della pelota che i soldati praticavano in uno dei cortili del palazzo.
Questa cosa che un complesso monumentale immenso, sede della pinacoteca, prendesse il nome da un gioco dove in passato ci si divertiva, mi ha completamente suggestionato.
Ho iniziato a guardare alla Pilotta come la metafora di pietra del mio lavoro con l’arte e la scrittura dove gioco e mi diverto a mettere insieme i pezzi che rimbalzano nella mia mente. Mi ero innamorato dell’edificio prima ancora di averlo visto dal vivo: motivo per cui iniziai a contare i minuti che mi separavano dal trasferirmi a Parma per vedere da vicino questo mega palazzo!
E, quando il giorno della visita al Palazzo della Pilotta arrivò, ricordo bene la sensazione che provai: mi sentivo piccolo piccolo e nel mio stomaco si muoveva quel mix fatto di stupore, ammirazione e smarrimento ossia le normali sensazioni che provo davanti alle opere arte.

Il Complesso Monumentale della Pilotta visto dall’Oltretorrente, con un importante flusso d’acqua del torrente Parma.

Come un reduce di guerra

La fisionomia del Palazzo della Pilotta è tutt’altro che omogenea, perché se lo guardi dal Parco Ducale, scorgi un edificio compatto e imponente che si affaccia sul Lungoparma, ma quando attraversi i suoi portici, arrivi sul lato opposto, in Piazza della Pace e ti volti, ti accorgi che la struttura ha subito delle mutilazioni, proprio come un reduce di guerra offrendo una visione mozzafiato, quasi uno scenario post-apocalittico perché l’imponenza del palazzo contrasta con i suoi moncherini di mattoni.

Il Palazzo della Pilotta visto da Piazza della Pace.

Le nicchie che si vedono sulla parete esposta nella piazza, i raccordi di mattoni che sono a vista, il perimetro aperto del cortile principale, ti fanno capire che alla Pilotta mancano dei pezzi eppure queste particolarità rendono il monumento ancora più affascinante.
Per conoscere meglio la storia è il caso che ti mostri il luogo da dove tutto è iniziato: il Palazzo Ducale.

Tutto nasce da un cavalcavia

Si può dire che la foto che vedi in basso l’abbia scattata direttamente dall’interno del Palazzo Ducale: mi rendo conto che nell’immagine si vede solo una distesa di verde, ma non sono impazzito. Prima che i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale lo danneggiassero irreparabilmente e fosse abbattuto, al posto di questo parco sorgeva il Palazzo Ducale, che nel Rinascimento era la residenza dei duchi della città.
Ed è proprio dal Palazzo Ducale che la Pilotta, poco meno di cinquecento anni fa, inizia prendere forma poiché nasce come corridore, cioè come raccordo architettonico che collegava il Ducale con un altro edificio che si trovava alle sue spalle denominato la Rocchetta che delimitava l’ingresso in città da chi attraversava il ponte oltre il torrente Parma.

Il Complesso Monumentale della Pilotta, visto nel punto in cui sorgeva il Palazzo Ducale (intuibile dal muro crollato e dalle nicchie sulla parete spogli).

In pratica la Pilotta (che all’epoca non aveva nemmeno un nome) nasce come un cavalcavia, agevolando il passaggio dei duchi tra due edifici, dato che qui svolgevano gran parte delle loro attività quando erano a Parma.

Le manie di grandezza fanno diventare le cose più grandi

Poi la storia volle che a Parma nacque Ranuccio I Farnese, un personaggio con cui qui a Parma sto iniziando a prendere familiarità e che studierò con cura, noto per le sue manie di grandezza, che guardava quel corridore non più come un cavalcavia, bensì come un innesto dal quale gli edifici potevano trasformarsi e dare vita a un enorme palazzo di città che potesse ospitare di tutto: dagli uffici ai maneggi, dai laboratori alle biblioteche, dalla residenza ducale al teatro di corte.
E così fu.
Le mille idee di Ranuccio hanno portato quel corridore a spandersi sempre di più, a dare vita a nuovi spazi e nuovi cortili, compreso quello dove si praticava il famoso gioco della pelota che ha dato il nome a tutto l’edificio e che poi nel corso del tempo diventerà il cortile del guazzatoio dove i cavalli venivano rifocillati.

Cortile del guazzatoio, dove si praticava il gioco della pelota.

Per renderci conto della velocità con cui Ranuccio cambiava idea, devi pensare che nel corpo centrale della Pilotta era stato progettato un enorme salone con tanto di nicchie che accogliessero armature o cimeli, adatto anche alle rappresentazioni teatrali. Tant’è che Ranuccio pensò di abbandonare l’idea del salone e ci fece costruire direttamente un teatro: il Teatro Farnese che ancora oggi si ammira in tutto il suo splendore, con un’imponente gradinata per accogliere gli spettatori.
Ora: è vero che ogni palazzo aristocratico che si rispetti contenga il suo teatro di corte. Ma sostituire il salone principale con un immenso teatro è un esempio davvero singolare.
In pratica, qui in Pilotta, dopo aver percorso lo scalone d’onore anziché essere accolto da stucchi, marmi e cimeli, vieni avvolto dal calore e dalla fragranza del legno che compone le gradinate del teatro. Tra l’altro nell’ammirare tutta la struttura hai quasi l’impressione di visitare l’interno della chiglia di una nave antica. Per quanto mi riguarda, è un’esperienza unica!

Teatro Farnese nel Palazzo della Pilotta. Fonte dell’immagine, Wikipedia.

Per farti capire l’importanza di questo teatro, c’è un aneddoto per cui si racconta che mentre a Londra le opere di Shakespeare si recitavano ancora per strada, a Parma le sue rappresentazioni si facevano nei teatri della Pilotta.
Quando morì Ranuccio, cessarono le grandi opere e con loro anche l’idea di farla diventare la residenza del ducato.
Versailles, con la costruzione della sua reggia, aveva dettato la nuova tendenza per cui i grandi palazzi era meglio costruirli lontano dalla città (e lontano dai guai!); la Pilotta trovandosi nel cuore di Parma, risultava inadeguata al ruolo di sede del potere.
Tuttavia i lavori continuarono al suo interno, con la ferma intenzione di raccogliere tutte le opere d’arte che i Farnese avevano accumulato nel tempo (soprattutto a Roma), all’interno del palazzo, con l’obiettivo di far diventare Parma una capitale culturale.
Fu in questo contesto che poi, a partire dalla seconda metà del Settecento, nel pieno delle attività del secolo dei lumi, nacque l’Accademia di Belle Arti negli ambienti della Rocchetta che affacciavano direttamente sul torrente Parma, dove si alimentava la nuova quadreria della città permettendo così alle future generazioni di artisti di apprendere le tecniche dell’arte direttamente dai capolavori di grandissimi maestri del passato.
Con l’avvento dell’Unita d’Italia, l’Accademia (che ancora esiste oggi come istituto) cessò le sue attività didattiche, ma la pinacoteca è rimasta in tutto il suo splendore.

Mentre da una parte si costruiva, dall’altra si demoliva

Nelle foto di questo post, avrai sicuramente notato che nel lato destro della Pilotta i portici non chiudono il perimetro del cortile, bensì tra di loro si insinua un laghetto artificiale di recentissima costruzione, la cui estensione longitudinale fa da raccordo con Piazza della Pace.
Ebbene, la forma di questo laghetto non è casuale e la sua posizione in quel punto ci racconta la storia di un altro edificio che oggi non c’è più.
Infatti durante il periodo napoleonico si procedette a demolire l’antica chiesa gotica di San Pietro Martire che fino a poco tempo prima era abbracciata dai portici della Pilotta. Una volta eliminato l’edificio però, i portici non furono ultimati e il cortile resta tutt’oggi aperto.
Se volessi avere un’idea di com’era fatta la chiesa di San Pietro Martire, il laghetto è proprio lì ad indicarti la sua pianta; inoltre le panchine trasversali che si trovano ai bordi del laghetto creano sette spazi rettangolari a destra e altri sette a sinistra, ricostruendo virtualmente le quattordici cappelle situate lungo il perimetro della chiesa.

Il laghetto che si trova tra Piazza della Pace e il Parco della Pilotta, la cui forma ricalca la pianta a navata unica della chiesa di San Pietro Martire.

Questa è la magia della Pilotta

Per me la Pilotta resta uno dei luoghi magici di Parma e ogni volta che attraverso i suoi portici la sensazione che provo è sempre identica a quella della prima volta. Un’opera nata come cavalcavia e che è finita per diventare un enorme scrigno di arte e di storie;  ci fa vedere luoghi che oggi non ci sono più fisicamente ma che vivono nella nostra memoria, con i quali possiamo giocare con la fantasia.

 

 

 

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