Diario di Brera: Carlo Ottavio Castiglioni e quella storia dei palinsesti

Una volta raccolte le storie di Tommaso Grossi e Bonaventura Cavalieri, continuando a procedere in senso orario nel cortile di Brera (ci troviamo praticamente alle spalle del bronzo di Napoleone), arriviamo ai piedi di una terza statua, dove anche qui il soggetto è intento a fissare qualcosa: una moneta che rigira tra le mani. Il suo sguardo è concentrato come per verificarne l’autenticità.

«Dammi una moneta e ti dirò chi sei!»

Monumento a Carlo Ottavio Castiglioni. Fonte Wikipedia.

Quella statua è il ritratto di Carlo Ottavio Castiglioni: un intellettuale dalle mille sfaccettature, vissuto nella prima metà dell’Ottocento e famoso, soprattutto, a Brera per la sua professione di numismatico. Il Palazzo di Brera, infatti, oltre a ospitare la Pinacoteca, la Biblioteca, l’Accademia di Belle Arti e l’Osservatorio Astronomico, contiene anche una preziosa collezione di monete cufiche; così, giusto per non farsi mancare nulla! Per chi non lo sapesse (quindi, soprattutto per me!) le monete cufiche hanno tre particolarità: sono molto antiche, presentano delle iscrizioni arabe e prendono il nome dalla città di Kufa (che si trova nell’attuale Iraq) dove è nata la scrittura araba. Castiglioni si prese la briga di decifrare queste monete: ovviamente non lo fece con tutte le ottocento presenti nella collezione; ne scelse soltanto trecento e dato che il lavoro gli sembrava troppo facile, la sua attenzione cadde su quelle “tra le più rare e le più difficili” come ci racconta l’Enciclopedia Treccani.
Decifrare quelle monete significò per lui scendere nei dettagli della loro genesi, ovvero stabilire la successione dei califfi nell’epoca in cui vennero forgiate. Detta in parole semplici, lo studio di quelle monete permise a Castiglioni di scoprire tante altre storie che si perdevano in luoghi e tempi lontanissimi.

Discendenze illustri

Quanto scritto finora ci fa capire che Castiglioni come intellettuale e studioso, fosse un vero e proprio talento naturale. Del resto discendeva da una famiglia che pare si tramandasse da generazioni e generazioni il gene del talento intellettuale.

Ritratto di Baldassarre Castiglione eseguito da Raffaello Sanzio. Fonte, Wikipedia.

Come per la storia che ho raccontato su Cavalieri, anche il cognome di Castiglioni mi ricordava qualcosa che avevo già studiato in passato. E andando a cercare, esce fuori che Carlo Ottavio è il discendente di Baldassarre Castiglione. Per chi non mastica arte, magari questo nome non significa nulla, ma Baldassarre Castiglione era un umanista, diplomatico, scrittore, etc, vissuto in epoca rinascimentale che ha lavorato come consigliere presso importantissime famiglie e ed è stato anche nunzio apostolico del Papa. Scrisse un libro, “Il cortigiano”, una sorta di galateo del perfetto gentiluomo rinascimentale che divenne un vero e proprio best seller. Baldassarre Castiglione era così importante e influente (in mano sua sono dipese le sorti dell’Italia rinascimentale) da essere ritratto perfino da Raffaello in persona. Ne venne fuori un ritratto che oggi è ricordato come uno dei dipinti più belli e intensi che la storia dell’arte conosca.

Dalle monete ai palinsesti (no, non sono solo quelli della TV)

Carlo Ottavio Castiglioni era dunque un intellettuale a tutto tondo a cui piaceva tradurre qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani: più il materiale era antico e più lui era felice di gettarsi anima e corpo nel lavoro. Dire che fosse soltanto un esperto di monete antiche sarebbe alquanto riduttivo. Lui aveva anche l’abilità di decifrare e tradurre i palinsesti.
E qui è doveroso fare una premessa, perché quando si pensa ai palinsesti viene automatico pensare alla programmazione televisiva; in realtà la matrice di questa parola è molto più antica. “Palinsesto” significa “raschiato di nuovo”, quindi dà l’idea di un’azione meccanica e irreversibile: ed è proprio così! Il termine “palinsesto” indica quei libri, fogli o pergamene che sono stati riciclati nel passato, soprattutto in epoca medievale.
Le cose andavano più o meno così: in epoca medievale (ma anche rinascimentale) la carta era una vera rarità e costava un occhio della testa, per cui in molti, soprattutto gli uomini di chiesa per trascrivere la Bibbia o qualsiasi altro testo, raschiavano via l’inchiostro da pergamene e libri antichi (e antichissimi), così da poterli riutilizzare, perdendo buona parte della memoria scritta della nostra civiltà.

Esempio di Palinsesto antico in cui scritte antiche e scritte “moderne” si sovrappongono. Fonte, Wikipedia.


Come si faceva ricomparire l’inchiostro asportato via? C’è da dire che alcune volte l’inchiostro antico, data la sua composizione chimica e l’azione del tempo sul foglio, emergeva da solo, o meglio appariva la sua “ombra” sovrapponendosi a quello “nuovo”. Molte volte invece era necessario compiere delle vere e proprie magie: bisognava preparare intrugli stranissimi come la tinture di bile, oppure impregnare delle spugne con acido gallico…
Dei metodi alquanto invasivi che tendevano poi a distruggere il supporto, ma che comunque hanno permesso di recuperare dei testi antichi!
E c’era chi, nell’Ottocento, decise che il recupero di questi palinsesti doveva essere una vera e propria missione di vita. E a questo punto la storia di Castiglioni si fa interessante perché si intreccia con quella di Angelo Mai, un cardinale che aveva deciso di intraprendere questa missione di recupero, rintracciando e decifrando quanti più palinsesti possibile. Non a caso Angelo Mai è diventato famoso proprio per aver recuperato nientemeno che il testo De Repubblica di Cicerone, uno scritto antico e molto importante per la nostra cultura, che fino a quell’epoca si conosceva solo di fama. La società intera fu così grata ad Angelo Mai al punto che Giacomo Leopardi in persona gli dedicò un canto: Ad Angelo Mai quand’ebbe trovato i libri di Cicerone «Della Repubblica».

Crederci, sempre!

Ora, l’abilità di Castiglioni nel tradurre lingue antiche e quella di Angelo Mai nel recupero dei palinsesti li vide collaborare assieme per dare nuova vita a una Bibbia scritta in gotico che fu cancellata in epoca medievale: una scoperta più unica che rara che prevedeva un progetto enorme suscitando la curiosità di tutto il mondo intellettuale dell’Ottocento.
Tuttavia Angelo Mai dovette abbandonare il compito per delle sue incombenze, lasciando da solo il povero Carlo Ottavio che oltre a sobbarcarsi tutto il lavoro di decifrazione e traduzione dei palinsesti (con annessa cura delle pubblicazioni) fu anche criticato per l’eccessiva lentezza di produzione. Anziché lamentarsene, Castiglioni si rimboccò le maniche e portò a termine il lavoro.
Questo lato del carattere di Carlo Ottavio Castiglioni mi ha molto colpito: è andato avanti con il suo lavoro, nonostante sia stato lasciato praticamente da solo, perché questo lavoro era la sua ragione di vita: credeva in quello che faceva. Crederci vuol dire proprio questo: portare avanti i tuoi progetti a prescindere da tutto: dagli esiti, dai riconoscimenti, dalle critiche e dalle sconfitte.

 
 

Rispondi